PERCHÉ I MONTAUK: L’ultimo Battisti, quello più ermetico e di difficile lettura, ritrova nella semplicità del sound diretto post-punk-core e nell’approccio lo-fi un’insperata via verso la piena comprensione e fruibilità. Forse è proprio la profonda vena battistiana che percorre con discrezione le otto tracce a fare emergere dalla rabbia punk la delicatezza accattivante del pop e sostenere la band nel balzo altrimenti difficilmente affrontabile al di sopra della grande massa rumorosa.