A VOLTE RITORNIAMO: tutto l’odio che abbiamo mettiamolo nel batticarne per schiacciarlo così bene da farne uscire un disco.

Ho scritto questo post per riprendere le fila di un discorso abbandonato ai tempi del borderline festival a cui abbiamo partecipato un po’ di tempo fa.

A margine della pioggia.

Sempre la pioggia romanticamente crepuscolare ci segue. Ma vaffanculo.

Riflettevo, tornando dal supermercato, su quanto sia diventato ristretto il mondo della musica e su quanto grande fosse il supermercato e su quanta musica di merda ho sentito lì dentro. Densità di abitanti per kilometro quadrato.

Stare al supermercato come strategia di compiacimento musicale autoerotica. 

Ora non voglio rimestare nel calderone del vecchio che critica il giovane, credo sentivamo la mancanza di una vera e propria vecchia pagina web su cui poter scrivere in modo più libero dei fatti nostri, senza cercare di compiacere nessuno, solo per avere una voce e dar del fiato alle corde vocali degli omini verdi che abitano dentro i polpastrelli.

Per dar fiato alle corde vocali ci limitiamo a dire che abbiamo fatto un disco nuovo, un disco che parla di bipolarità, un disco che parla di libertà, di compressione e sensazione di confusione, un disco in cui la musica rispecchia il moto dell’anima, un disco nuovo ma già vecchio
1.perché è passato già un sacco di tempo da quando lo abbiamo registrato 
2. perchè tutti i testi erano parte di una raccolta di poesie che a suo tempo uscì su Rainews poesia, il blog di poesia di rainews tutt’ora gestito da Luigia Sorrentino.

Se qualcosa la puoi scrivere sulla RAI allora la puoi pure cantare.

Detta in altri termni, quando la gente sente di parlare di poesia, solitamente si gratta i maroni, allora per rendere il mio mondo circostante meno grottesco ho pensato di farne delle canzoni.

Abbiamo fatto un disco emotivo ma non emo, un disco noise pop: è noioso definire un disco quindi ne abbiamo fatti due:
non un disco ma due piccoli dischi uno di nome vacanza e l’altro chiamato gabbia, fusi assieme per esigenze tecniche di spazio. Lo spazio della musica è stretto non ci entra mica tutto.

Sono due dischi femmina, perché è nelle femmine che giace il destino del mondo.

Un disco urlato, cantato, un disco partorito.
Quando ti produci da solo,  con ignobili sofferenze senza ostetrica e senza epidurale sei lì a spingere in gruppo come fosse un gigantesco pezzo di carne, partorendo qualcosa che inevitabilmente poi tenta di sfuggirti di mano. Alla fine sempre c’è qualcuno che si spaventa troppo e scappa e il disco rimane orfano e deve aspettare.

Il disco ha aspettato, io ho aspettato, chi è rimasto ha aspettato, qualcuno poi è arrivato e allora abbiamo festeggiato restando fermi ad aspettare un altro po’ e a pensare “evviva”. 
E poi?

Per il giorno della sua nascita
Vacanza Gabbia è stato vestito da Labellascheggia in modo così carino, così neorealista che sembrava un quotidiano.
Quello rosa gazzetta dello sport è il mio preferito.

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