Adoro la monotonia del mio menù da osteria, ogni anno vedo alla stessa ora dello stesso giorno la faccia di mia zia e le chiedo un pollo ripieno che possa fermare il tempo a 15 anni prima,
è COME OTTENERE in regalo un orologio che non si rompE mai.
Fingo di non vedere i suoi capelli tinti del colore sbagliato e le rughe in viso, la cucina nuova brilla più del suo sguardo assonnato – Tutto mi sembra un ritorno all’infanzia
ed ho paura del buio fatto di ombre nuove e creature che non ho visto che a volte nel dormiveglia
ma ho una casa accogliente, un cesto di vimini e una cagna.
La memoria non smaltisce il passato nemmeno con l’esercito schierato,
nasconde/non/seppellisce e non/puzza/di/vecchio, bussa alla porta e una volta entrata finisce nell’ennesima sigaretta spenta schiacciata sul pavimento di questa casa divisa male che non avrei mai comperato in questa vita e nell’altra…